Al piano terra dell’ospedale di Sassuolo, lungo il corridoio che porta alla Sala Congressi e alla mensa, da oggi chi passa sarà “accompagnato” da una installazione permanente di composizioni fotografiche e poesie intitolata Sentieri. 11 immagini di grande formato, firmate da Rolando (‘Rollo’) Montanini, già autore, sempre per l’ospedale, delle foto della mostra “L’Attenzione”, esposte al primo e secondo piano del corpo centrale. Ad impreziosire le nuove composizioni, studiate ad hoc, anche alcune poesie di Simona di Bona. Sentieri racconta i percorsi invisibili di chi si reca in ospedale “in una fluttuante rete di umanità”.
“Ci voleva qualcosa che avesse anima e creatività – spiega Rolando Montanini. È stato il mio pensiero da quando mi è stato affidato l’incarico di trovare una soluzione allo scarso appeal del corridoio. E, prima di iniziare, nei giorni passati ad osservare i percorsi invisibili dei visitatori, ho capito che dovevo raccontare non tanto l’architettura-ospedale, quanto la comunità-ospedale, il punto di riferimento di una società, il luogo dove le persone affluiscono e concentrano emozioni forti, anzi fortissime, a toccare attraverso malattia e guarigione la deviazione dall’ineluttabile. Pertanto ho voluto mettere al centro del racconto gli uomini e le donne che ci lavorano e quelli che vi si recano in un fluttuante, continuo andirivieni. L’altra considerazione che si è delineata è che noi viviamo nel colore e di colori, ma entrando nel non-luogo dell’ospedale all’improvviso questi svaniscono. Quando appare il bianco asettico, lo sentiamo dentro, estraniante ed improvvisamente diventiamo pazienti: il non-colore ci rende passivi, arresi. Tutto allora si è chiarito: da una parte questo calmo fluire di persone attraverso eterei tracciati dall’altra l’accento da porre sul colore. Ho individuato i “sentieri” e ho definito come rendere tecnicamente tali concetti: attraverso il mosso controllato, in modo che il movimento delle persone riprese creasse un effetto-scia molto pittorico, poi selezionando i visitatori anche in base alla quantità di tinte vivaci indossate. Le immagini proposte, che io chiamo composizioni fotografiche, sono state lavorate in post-produzione e sono il frutto laborioso dell’unione di centinaia di scatti effettuati all’interno e all’esterno della struttura ospedaliera”.
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